Il Sultanato dell’Oman, paese dai mille paesaggi e dall’antico patrimonio culturale, diventa anno dopo anno una delle mete preferite del turismo internazionale, per la bellezza e la varietà dei luoghi ma anche per le innumerevoli occasioni di svago che propone.Se cercate l’avventura però, una delle esperienze più incredibili che potrete fare è visitare il secondo deserto più esteso al mondo, ovvero il Rub’al-Khali e gli straordinari siti della “Terra d’Incenso”.

Allah divise il mondo in quattro parti:

una fu il cielo, una fu la terra, una fu il mare, la quarta rimase vuota e fu il Rub al-Kali.

Il suo nome significa ‘quarto vuoto’, perchè ricopre ben 1/4 della penisola arabica, ovvero più grande dell’intero territorio francese, tanto grande da essere ancora in parte inesplorato. Il primo occidentale che lo abbia attraversato risulta essere Bertram Thomas nel 1931, seguito dal noto Wilfred Thesiger, che ne descrisse le vicende tra condizioni climatiche e estreme e tempeste di sabbia nel suo famoso libro Sabbie arabe.
Le creste delle sue dune superano i 300 metri d’altezza (più della Torre Eiffel) e il vibrante colore delle sue sabbie passa dal giallo, all’ocra, all’arancio al rosso, in una sfumatura di colori che con l’immensità del suo cielo lascia a bocca aperta chi ha l’occasione di visitarlo. Silenzio assoluto, clima quasi estremo, focolai accesi sotto un firmamento mozzafiato, ma ovviamente viverlo va molto al di là di raccontarlo. La visita di questi luoghi in genere prevede lunghi tragitti in jeep, camminate con i beduini e soste in campi mobili. Pochissimi o nulli gli incontri che si possono fare, pochi aracnidi e roditori ed alcune sporadiche piante della famiglia delle succulente, mentre non rare sono geodi e rose del deserto.

Questo spettacolo della natura è stato generato dall’escursione termica feroce (fino a 60° c di giorno e 0° c di notte) e dalla variabilità dei venti che giorno dopo giorno continuano a straordinariamente a modificare un paesaggio che agli occhi dei più potrebbe sembrare immobile ed inerte. Col susseguirsi dei secoli infatti la desertificazione ha cancellato quelle rotte che in età preislamica (fino alla fine del III secolo d. C. circa) lo attraversavano con le loro carovane per i loro commerci sulla via dell’ incenso, facendo sosta per il rifornimento d’acqua nell’ormai perduta città Ubar (3000 a.c. al 500 d.c.), di cui rimangono poche testimonianze, come i resti della resti della carovana di Shisr, Patrimonio Mondiale UNESCO insieme alla la vallata di Wadi Dawkah e i siti archeologici di Sumhuram e Al – Balid.
Se il deserto lascia forti emozioni, è altrettanto entusiasmante cercare di capire di più di una realtà così lontana nei secoli e nella cultura, ma di cui alcune tradizioni e peculiarità che sembrano inalterate nel tempo.
Dapprima l’incenso, la risorsa più importante e simbolo di ricchezza destinata ai Reali, non è un caso che la leggenda indichi gli stessi re Magi come provenienti dall’Oman e che lo portassero a Gesù, il re dei Giudei.
Il parco naturale di Wadi Dawkah è una vallata semideserta dove sono presenti circa 5000 alberi gli alberi d’incenso della varietà Boswellia sacra (il più antico ha 200 anni), che assicurando una buona produzione stagionale di franchincenso tra i migliori per qualità. Oltre alle sue proprietà aromatiche, l’incenso ha molti usi pratici tra cui quello di allontanare insetti ed è stato utilizzato in passato per curare ulcere, tepore, ipertensione ed altre lievi patologie. Il commercio di incenso fiorì tra il XIII secolo ac e il IV secolo dc, rendendo i mercanti arabi tra i più ricchi del mondo. Ma una volta che il cristianesimo divenne la religione dominante, la cremazione fu sostituita da sepolture che portarono a una significativa riduzione della richiesta di incenso. Anche l’uso di cosmetici per la cura del corpo diminuì drasticamente nel mondo cristiano, che disapprovava il lusso e l’indulgenza nei piaceri corporei. Il commercio di profumi si estinse lentamente e molte città lungo le rotte commerciali furono gradualmente abbandonate.

Per cercare di inoltrarsi di più nella realtà quotidiana che ai tempi ha delineato la nascita di una fiorente civiltà valgono una visita due dei siti archeologici più significativi e affascinanti di tutta la regione.
In primo luogo Sumhuram, una città portuale fortificata posta nella zona meridionale del Sultanato dell’Oman, a circa 40 km ad est della moderna città di Salalah, fondata nel III sec. a.C dai coloni dell’Hadramawt e riscoperta da Thomas Bent nel 1895. Ebbe un forte sviluppo economico fra il I ed il III sec. d.C., dato anche dalla conformazione del territorio, privilegiato in quanto posto su un’altura e affacciato sulla laguna in una scenografia meravigliosa, tra il blu del mare e il colore chiaro e caldo della sua pietra. La sua importanza e le fiorenti attività si percepiscono dai resti delle sue numerose botteghe, edifici di culto e residenze, a servizio del porto di Khor Rori, snodo dell’antico traffico d’incenso, riparato e luogo sicuro dall’attacco dei pirati per ben otto secoli, e dove fece tappa anche Marco Polo.
Un posto magico non solo per i suoi colori accesi, ma anche per l’atmosfera, la storia e l’eternità si respirano.

Ma il nostro viaggio non si può fermare qui, Al – Balid nella parte orientale della città di Salalah, area colonizzata fin dalla preistoria e anch’essa una delle città portuali più importanti dell’ Oceano indiano dall’epoca islamica fino al medioevo, e vale una visita non solo perchè chiude il cerchio, ma anche perchè è qui che possiamo davvero comprendere la storia del paese. La città fu inizialmente istituita nel periodo islamico e fu ristabilita nel 10 ° secolo durante la dinastia dei Mujais. Serviva come porto con Cina, India, Yemen, Africa orientale, Iraq ed Europa, come ben spiegano e mostrano i reperti custoditi nel Museo Salalah.
Questo, seppur di dimensioni ridotte, racchiude ed illustra egregiamente il territorio e le rotte commerciali che hanno delineato la crescita dell’Oman, dalla geografia dell’area con un bellissimo plastico, alla Maritime Hall dedicata alla navigazione, alla sala dove viene illustrata la storia del sultanato fino ai tempi più recenti.

Qui ad Al – Balid tra ruderi di moschee, abitazioni e negozi, squadre di ricercatori sono ancora al lavoro, per portare alla luce ancora tante bellezze che i nostri occhi meritano di ammirare.