E’ meraviglioso il potere con cui questa fede attira moltitudini su moltitudini di vecchi, deboli, giovani, fragili senza esitazioni o lamenti in un viaggio così incredibile […] E’ fatto per amore, o per paura, non lo so. Non importa quale sia l’impulso, ma l’atto che ne nasce va oltre l’immaginazione, meraviglioso per noi.
Mark Twain.
Il più grande raduno religioso del pianeta, di tradizione millenaria (risalente al VII secolo) si svolge in India, alternandosi tra Prayang/Allahabad, Nasik, Ujjain e Haridwar. Niente è come il Kumbh Mela. Lo senti, quando sei una goccia in un oceano di 120 milioni di pellegrini induisti (tanti ne sono previsti in tre mesi, nel 2019) come l’ha sentito Mark Twain nella sua visita nel 1895, letteralmente impressionato dalla miriade di pellegrini hindu radunatisi per lo Shahi Snan, ovvero il bagno sacro purificatore, per liberarsi dalle illusioni, dal ciclo delle rinascite e fondersi nella coscienza cosmica.
Kumbh Mela o letteralmente festival della brocca, vaso o giara che simboleggia la fertilità, in quanto nell’antichità erano i contenitori dei cereali che avrebbero assicurato un raccolto abbondante. La leggenda racconta che dall’oceano dei e i demoni combattevano per un vaso che conteneva il nettare dell’immortalità Amrit Kumbh. Il dio Vishnu, mascherandosi come un’incantatrice Mohini, afferrò il nettare dai demoni. Mentre fuggiva dai malvagi, il dio Vishnu passò il nettare sul suo cavallo alato, Garuda. I demoni raggiunsero Garuda e nella lotta che ne seguì, alcune gocce del prezioso nettare caddero in quattro luoghi precisamente a Prayang/Allahabad, Nasik, Haridwar e Ujjain. Da allora, il Kumbh Mela si tiene in queste località in un ciclo di 12 anni perché la violenta contesa tra divinità e demoni durò 12 giorni e ogni giorno, nella dimensione sovrumana, vale un anno sulla terra.
Il rituale vuole che si susseguano carri trainati da buoi e trattori decorati con ghirlande di fiori arancione, il colore dell’ascetismo. Tra immensa folla si susseguono gli yogi, ovvero i comuni fedeli, i Sadhu e i Naga Baba, ossia gli asceti guerrieri nudi con il corpo cosparso di sola cenere che impugnano il tridente di Shiva. Sono proprio loro, da millenni, i primi ad avere l’onore di immergersi nel punto di confluenza dei tre fiumi sacri (divinità femminili): ovvero il Ganga (Gange), il Yamuna e l’invisibile Saraswati, simbolo dell’energia che, secondo i principi dello yoga, scorre nei sottili canali del corpo umano e che attraverso di essi arriva al chakra. Uno dei momenti imperdibili è quando i fedeli, al calar del sole, appoggiano i lumini su grandi foglie che poi affidano alla corrente del fiume.
Le processioni si svolgono in una città mistica fatta di tende, in un campo che si estende a perdita d’occhio, dove alloggiano migliaia di asceti appartenenti a diverse confraternite e tradizioni spirituali. Durante il Kumbh Mela ci sono incontri spirituali, preghiere, puje, incontri con santi e guru, lezioni, seminari, moltissimi che fumano droghe in un clima irreale insolito, ma pacifico e spirituale. Il clou dell’evento sono i bagni di gruppo che sono scanditi da date fissate su calcoli astrologici, con una processione colorata e unica che parte all’alba in un clima festoso e irreale. Dal 2017 il Kumbh Mela è diventato “Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità – Unesco” e poter partecipare è un’esperienza straordinaria che provoca emozioni profonde anche in chi, come noi occidentali, probabilmente non è in grado di percepire appieno una simile manifestazione mistica.
Foto di copertina: David Baxendale