DIARIO DI VIAGGIO

La sera precedente al Gorilla Forrest Camp non riesco a prendere sonno. Un’ansia mista ad agitazione mi assale, come mi succede prima di un’escursione impegnativa in montagna sognata da tempo. Quanto dovremo camminare prima di incontrarli? In quali condizioni ambientali? Ce la farò?

BWINDI IMPENETRABLE FOREST

I primati sono animali liberi e imprevedibili. Si spostano durante la notte anche di parecchi chilometri alla ricerca di cibo o di un miglior posto dove fermarsi. Dall’ingresso del parco per avvistarli qualche volta bastano 30 minuti di cammino, altre anche 4 o 5 ore. L’indomani mattina presto, sotto un cielo plumbeo e una pioggerellina insistente ci avviamo verso l’ingresso del parco. Veniamo affidati a due rangers che ci spiegano come dobbiamo comportarci quando incontreremo questi animali apparentemente socievoli, ma che possono diventare pericolosi: mantenere un tono di voce pacato, non mangiare o bere, non usare il flash, rimanere a 7 metri di distanza, non scappare se un gorilla carica, ma accovacciarsi lentamente senza guardarlo negli occhi, non fare movimenti bruschi, non toccarli, restare in gruppo, coprirsi naso e bocca se capita di starnutire o tossire. Il Bwindi è una specie in via d’estinzione e per non non stressarli ogni gruppo di gorilla può essere visitato solo da 8 persone al giorno.

Iniziamo a camminare, dapprima lungo uno sterrato pianeggiante, poi iniziamo a salire nella foresta. Il ranger ci fa strada con il machete. Per fortuna ha smesso di piovere, ma il terreno è ugualmente molto scivoloso, un passo avanti e mezzo indietro. Si procede aggrappandosi alle liane, ai tronchi d’albero, alcuni particolarmente spinosi. Maledico di non essermi ricordata dei guanti da giardinaggio, come ci avevano consigliato.

Dopo poco più di due ore di cammino, il ranger ci fa segno di tacere e di radunarci. Ci siamo finalmente, sono vicini! Il cuore inizia a battere più forte. Avanziamo in silenzio e compatti.

INCONTRO CON IL GORILLA DI MONTAGNA

Il primo gorilla che avvistiamo è il capo gruppo, un enorme silverback, così chiamato per il caratteristico dorso argenteo. È molto schivo e consapevole del timore che incute, non ci degna di uno sguardo e incurante si nasconde velocemente fra la folta vegetazione. Un cucciolo si avvicina, attratto dalla mantella rossa di una componente del gruppo ed inizia a tirarne un lembo. Rassicurato dalla mancanza di una reazione, prende confidenza e le si attacca a un polpaccio in un lungo abbraccio. Che invidia… Altri piccoli gorilla giocano sopra le nostre teste, passando di ramo in ramo, facendosi scherno di noi. Alcuni, per farsi notare, si battono il petto come Tarzan. Poco lontano, un adulto li osserva con aria severa e attenta, pronto a intervenire per proteggerli nel caso ce ne fosse bisogno. In un punto defilato, lontano dagli schiamazzi, una mamma allatta il suo piccolo e orgogliosa non si nasconde ai nostri obiettivi. A malincuore, dopo un’ora ci dobbiamo congedare da questi straordinari animali, dalla mole imponente ma che si mostrano in atteggiamenti giocosi, affettuosi e materni. Il ritorno è meno impegnativo, è sufficiente lasciarsi scivolare… Pieni di emozione, rientriamo alla base dove ci viene consegnato il “Gorilla Tracking Certificate” E pazienza per le mani sanguinanti e il fango che ci ricopre dalla testa ai piedi… Ne è valsa la pena!

Testo e foto Vanda Porcella