Non è tempo per viaggiare, ma di sicuro è sempre il momento giusto per leggere un buon libro. Quindi se in questo periodo non possiamo fare la valigia, almeno apriamo un libro e viaggiamo con la fantasia.
La letteratura di viaggio permette di girare il mondo senza alzarsi dal divano e, nello stesso tempo, permette di vivere avventure meravigliose e perché no, suggerire itinerari suggestivi da vivere in prima persona una volta finita questa emergenza.
Un libro è il compagno di viaggio perfetto: fa sognare, sta con voi ogni volta che volete ed è fonte d’ispirazione per vivere nuove esperienze. Non dovrebbe mai mancare lo spazio nella vostra valigia o zaino per un libro, perché su un divano, in una sala d’attesa o seduto sulla poltrona di un aereo, il viaggio sarà ancora più piacevole.
Ecco i libri che vogliamo consigliarvi per tenervi in allenamento. Noi siamo convinti che le prime righe di un romanzo o di una storia siano sempre le più importanti, perché l’inizio è sempre il momento di maggiore aspettativa, il momento in cui i sogni raggiungono il culmine. Funziona così anche per i viaggi.
Per questo vogliamo condividere con voi gli incipit dei libri della nostra top ten, con la speranza che quando vi rimetterete in viaggio, almeno uno di loro partirà con voi.
MOBY DICK – HERMANN MELVILLE
“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie funebri e di andare dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in strada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.”
ON THE ROAD – JACK KEROUAC
“La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che mia moglie e io ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l’arrivo di Dean Moriarty ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada.”
IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI – JULES VERNE
“Nell’anno 1872, la casa al n. 7 di Saville Row, Burlington Gardens – casa nella quale, nel 1816, era morto Sheridan – era abitata da Phileas Fogg, esq., uno dei soci più singolari e più osservati del Reform Club di Londra, il quale, tuttavia, pareva mettere il massimo impegno a non far nulla che potesse attrarre l’attenzione. A uno dei più grandi oratori che abbiano mai onorato l’Inghilterra succedeva, dunque, questo Phileas Fogg, del quale nessuno sapeva nulla, se non che era un uomo di modi squisiti e uno dei più bei gentleman dell’alta società inglese. Dicevano che rassomigliava a Byron – nel volto, però, ché quanto ai piedi non si può sapere – ma ad un Byron con baffi e favoriti, ad un Byron impassibile, che avrebbe potuto vivere mille anni senza invecchiare.”
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE – LEWIS CARROL
“Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella, senza far niente: aveva una o due volte data un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non v’erano né dialoghi né figure, – e a che serve un libro, pensò Alice, – senza dialoghi né figure? E si domandava alla meglio, (perché la canicola l’aveva mezza assonnata e istupidita), se per il piacere di fare una ghirlanda di margherite mettesse conto di levarsi a raccogliere i fiori, quand’ecco un coniglio bianco dagli occhi rosei passarle accanto, quasi sfiorandola.”
UN INDOVINO MI DISSE – TIZIANO TERZANI
“Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. La mia, per esempio, aveva tutta l’aria di essere una maledizione. “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”, m’aveva detto un indovino. Era successo a Hong Kong. Avevo incontrato quel vecchio cinese per caso. Sul momento quelle parole m’avevano ovviamente colpito, ma non me ne ero fatto un gran cruccio. Era la primavera del 1976, e il 1993 pareva ancora lontanissimo. Quella scadenza però non l’avevo dimenticata. M’era rimasta in mente, un po’ come la data di un appuntamento cui non si è ancora deciso se andare o no.”
IN PATAGONIA – BRUCE CHATWIN
“Nella stanza da pranzo della nonna c’era un armadietto chiuso da uno sportello a vetri, e dentro l’armadietto un pezzo di pelle. Il pezzo era piccolo, ma spesso e coriaceo, con ciuffi di ispidi peli rossicci. Uno spillo arrugginito lo fissava a un cartoncino. Sul cartoncino c’era scritto qualcosa con inchiostro nero sbiadito, ma io ero troppo piccolo, allora, per leggere. “Cos’è questo?”. “Un pezzo di brontosauro”. La mamma conosceva i nomi di due animali preistorici: il brontosauro e il mammut. Sapeva che questo non era un mammut. I mammut venivano dalla Siberia.”
MANGIA, PREGA, AMA – ELISABETH GILBERT
“Se viaggiate in India, soprattutto nei luoghi sacri e negli ashram, incontrerete molte persone con fili di perline al collo. Vedrete anche vecchie foto di yogi nudi, magrissimi e severi (o a volte di yogi in carne, gentili e luminosi) con indosso collane simili. Questi cordoncini di perle si chiamano japa mala, e per secoli hanno aiutato i fedeli indù e buddhisti a mantenere la concentrazione durante la preghiera.”
NEI MARI DEL SUD – ROBERT LOUIS STEVENSON
“Da una decina d’anni la mia salute peggiorava; e prima di mettermi in viaggio avevo creduto di essere all’ultimo atto della vita, in attesa di un’infermiera e del becchino. Mi consigliarono, allora, i mari del Sud; e non dispiacendomi l’idea di vagare come un fantasma, trasportato come merce, nei luoghi che mi avevano attirato da giovane e quando ero in salute, noleggiai la goletta del dottor Morrir, il Casco, di settantaquattro tonnellate; salpai da San Francisco alla fine di giugno del 1888, visitai le isole a oriente, e all’inizio dell’anno seguente mi ritrovai a Honolulu.”
NOVECENTO – ALESSANDRO BARICCO
“Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui, l’America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona… prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi… gli ha preso un po’ la mano, ha fatto l’America…”
LE AVVENTURE DI MR HARLEY – JANE AUSTEN
“Mr Harley era uno di molti figli. Destinato dal padre alla chiesa e dalla madre al mare, desideroso di compiacere entrambi, convinse Sir John a procurargli un incarico di cappellano a bordo di una nave da guerra. Di conseguenza, si tagliò i capelli e s’imbarcò. Dopo sei mesi tornò e prese una diligenza per Hogsworth Green, la residenza di Emma. I suoi compagni di viaggio erano, un uomo senza cappello, un altro con due, una vecchia zitella e una giovane vedova.”
Ecco il vostro ticket to read per ingannare l’attesa fino al prossimo viaggio.
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